Il “lockdown della scienza”: esami autoptici COVID-19

Gli accertamenti autoptici sono unanimemente riconosciuti come rilevanti nel fornire alla clinica elementi anatomo-patologici fondamentali per la ricerca medica.

In molti Stati membri, tuttavia, lo svolgimento di autopsie è stato sconsigliato o vietato per ogni decesso da COVID-19, fosse esso sospetto, probabile o confermato.

Alcune statistiche nazionali di mortalità da COVID-19 includono dunque tutte le persone che si sono dimostrate positive al coronavirus, anche quelle decedute per complicazioni dovute a una condizione preesistente, rendendo impossibile capire se il virus fosse stato realmente la principale causa della morte, soprattutto in presenza di malattie pregresse. 

Anche qualora non espressamente vietata, l’esecuzione di necroscopie in sicurezza è spesso impossibile nella pratica, vista la mancanza, in numerosi Stati membri, di idonei presidi e requisiti di sicurezza delle sale autoptiche, come adeguati sistemi di aerazione, pressione negativa della sala rispetto alle aree adiacenti e installazione di filtri.

Alla luce dell’importanza dei rilievi necroscopici per l’attuale e futura ricerca sulla COVID-19, può la Commissione chiarire:

1. Come intende incoraggiare nel concreto la pratica dell’autopsia come strumento di indagine e sostenere così la comunità scientifica nella definizione di un trattamento efficace per ridurre la mortalità da COVID-19?

2. Se nell’ambito del Programma salute intende incentivare le autorità sanitarie nazionali a migliorare le condizioni in cui i medici legali e il personale competente operano le necessarie attività autoptiche?

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